mercoledì 25 aprile 2012

Day-98: Questo sogno non lo perdo.

Questo non lo voglio perdere.

Notte tra lunedì 23 e martedì 24 aprile, la mia ultima notte da dipendente nella mia prima vera azienda.
Il giorno dopo avrei salutato tutti (per l'ennesima volta, ma non essendo così comune che da quell'azienda la gente se ne vada sono rimasti tutti abbastanza scioccati, e i saluti si sono protratti per giorni), avrei riconsegnato computer e badge aziendale, avrei varcato la soglia in uscita per l'ultima volta, almeno l'ultima da dipendente.
La mia ultima notte, prima dell'ultima mattina di sveglia puntata alle 7.32, dell'ultima doccia pre-vecchio ufficio, dell'ultima indecisione di fronte all'armadio (il nuovo ufficio imporrà una serie di outfit predefiniti, che studierò ad hoc con una dele colleghe più cool della vecchia azienda nei prossimi giorni!), l'ultima uscita di casa con il solito ritardo e l'ultimo giro in metropolitana destinazione: capolinea.

E faccio questo sogno. Io che da qualche anno a questa parte sogno così raramente.
Un sogno nitido, chiarissimo, dal quale mi sono svegliata lucida, nel cuore della notte, con il ricordo preciso e perfetto di quello che avevo visto. Questo ricordo ora sta per svanire, ma non lo voglio perdere.

Una spiaggia. Sembrava il Brasile del nord, sembrava la sabbia rosa di Canoa. Spiaggia di dune, miste a scogli. Alta rispetto al livello dell'acqua, con una forte discesa verso il mare.
L'oceano. Acqua di un intenso color turchese, che sfumava al largo in un blu cobalto e a riva in un acquamarina chiarissimo.
Io e mia sorella, sdraiate una accanto all'altra sulla sommità della spiaggia, come sul ciglio di una di queste dune. Siamo serene, parliamo, guardiamo il sole, il mare, scherziamo con l'iPhone (ma si può sognare l'iPhone? Mah...).
Onde. All'inizio poche, piccole, giusto un accenno di risacca. Poi sempre più grandi, sempre più intense e alte. Finchè non iniziano a raggiungere il livello della spiaggia. L'acqua che raggiunge la sommità delle dune, che inizia a lambire anche noi, noi ci divertiamo, lasciamo che l'acqua ci bagni e poi ci sommerga, lasciamo che le onde ci rpendano e ci portino nell'oceano.
Il fragore dell'acqua è sempre più alto, le onde ci sommergono sempre di più. Io ho paura di non riuscire più a raggiungere la spiaggia se la corrente mi porterà poco più al largo. Ma sento anche che il panico è solamente mio, mia sorella (quella che delle due è sempre stata più "fifona") non se ne preoccupa per nulla.
L'ultimo ricordo, tra il calore del sole, l'acqua, il rumore dell'oceano e la luce, sono io che cerco di salvare l'iPhone dall'ennesima onda, tenendo alta la mano che lo regge, mentre mi scatta una fotografia. Ovviamente senza successo.

Sveglia. La sensazione non è paura, ma solo una leggera inquietudine. Cosa significa un sogno così netto? Prendo l'iPhone e cerco il significato del mare, della spiaggia, della presenza di mia sorella.

Sognare il mare significa un cambiamento in atto.
Il mare contrapposto alla spiaggia simboleggia l'emotività versus la razionalità.
La presenza di mia sorella è la stabilità della famiglia.

Wow.

P.s. Sogno fatto nel giorno 98 dall'apertura di questo nuovo capitolo della mia piccola vita. Il 98 è la somma di due quadrati: 72 + 72. Poi lo chiamano caso.



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